Nel 2025 la tavola cambia stile: piatti e abbinamenti fuori luogo nelle nuove mode culinarie

Nel 2025 la tavola cambia stile: piatti e abbinamenti fuori luogo nelle nuove mode culinarie

Franco Vallesi

Dicembre 30, 2025

Nei quartieri delle nostre città, si vede bene come il settore della ristorazione stia attraversando momenti complicati. Dopo una fase di crescita – spinta dal desiderio di ritornare a una vita normale dopo la pandemia – adesso qualcosa sta cambiando velocemente. L’inflazione alle stelle e il costo della vita sempre più salato hanno fatto virare il comportamento dei clienti: meno uscite, scelte più ragionate. Ci sono sere in cui i ristoranti sembrano luoghi di festa, pieni fino all’inverosimile; altre invece, invece, appaiono quasi deserti. Un’altalena che crea un clima di instabilità economica, e che mette in difficoltà molte attività, frenando aperture e investimenti. Ma non finisce qui: complicazioni interne – scelte economiche poco brillanti e sistemi poco funzionali – spesso peggiorano il quadro. Capire bene cosa sta succedendo è quindi il primo passo per scovare le vere criticità e pensare a possibili soluzioni.

Come sopravvivono le mangioteche e il ritorno dei menu datati

Basta dare uno sguardo in diverse città italiane per trovare ancora i così detti locali “mangioteche”: strutture grandi, dal menu rigido da anni. Quelle liste, stampate in raccoglitori – diciamo – trascurati, propongono piatti a prezzi bassissimi, a volte sotto il costo degli ingredienti. Il risultato? Un’esperienza gastronomica che spesso lascia a desiderare, sia per il sapore sia per la digeribilità, con quel senso di pesantezza che non aiuta certo.

Nel 2025 la tavola cambia stile: piatti e abbinamenti fuori luogo nelle nuove mode culinarie
Un toast equilibrato con avocado, formaggio e verdure, che rappresenta una delle nuove tendenze nella ristorazione, semplice ma gustoso. – alimentaribuongustaio.it

Un tratto fuori moda, se pensiamo ai trend attuali che puntano su freschezza e originalità. Anche la comunicazione lascia un po’ a desiderare: nelle vinerie di città non è raro trovare nomi di locali corti, pieni di “O”, ricordando logiche vecchie di anni. Insomma, uno stile statico che – a conti fatti – limita le possibilità di sviluppo, considerando che investire in identità e immagine potrebbe fare la differenza.

Il cliente moderno cerca trasparenza e qualità, non solo un pasto economico. Così, rimanere ancorati a offerte immutate rischia, diciamo, di scoraggiare chi vorrebbe di più. Le mangioteche sono un esempio perfetto di come certi settori possano restare fermi, mentre il mondo intorno evolve.

Estetica e prezzi: l’effetto Instagram e la crisi della pizza

Chi frequenta i locali delle grandi città ha già notato: l’adattamento all’influencer style è diventato quasi obbligato. Ambienti pensati per essere “instagrammabili”, poster artistici sparsi, grafiche ripetitive… Il risultato? Un’estetica che si assomiglia un po’ ovunque, sacrificando quell’originalità che sarebbe tanto preziosa. Ecco perché, a volte, si ha la sensazione che gli spazi perdano personalità – a favore di un effetto “massa”. L’attenzione eccessiva al look finisce per uniformare l’offerta, che così cala dal punto di vista estetico, perdendo autenticità.

Intanto, i prezzi della pizza schizzano su, pure in paesi meno turistici o in locali piccoli. Spesso si vedono pizze tra i 12 e i 15 euro – con topping molto elaborati – che mettono in difficoltà chi cerca un buon compromesso tra qualità e spesa. D’altra parte, la classica margherita economica resta un punto fermo, la scelta di chi preferisce semplicità e valore autentico. Lo scenario mette in luce una crisi palese nel mercato della pizza, uno dei simboli più forti della gastronomia italiana, a rischio di perdere parte del suo pubblico.

Vecchie polemiche e nuove soluzioni nel mondo del vino e dello spettacolo

Da tempo il settore vino si scontra con un problema noto: i giovani sembrano meno interessati. I produttori – con una certa preoccupazione – segnalano cali nel consumo giovanile, preferenze che virano altrove. Ma è davvero disinteresse? Oppure c’è una nuova consapevolezza, una selezione più precisa nei gusti? Nel frattempo, anche l’ambito dell’intrattenimento collegato alla ristorazione si sta trasformando. Gli anni del “dinner and dance” lasciano spazio a eventi più vari come cene cantate, pianobar, spettacoli di diverso tipo. L’obiettivo pare chiaro: mettere al centro la qualità del cibo più che la semplice animazione.

E poi c’è una tendenza diffusa che non passa inosservata: pane e burro inseriti – spesso – come portate a parte nei menu degustazione di locali di fascia alta, mentre tradizionalmente erano parte del coperto. Questo dettaglio – non di poco conto – impegna il dibattito sulla trasparenza dei listini e sul valore percepito dal cliente. Serve più chiarezza, una comunicazione diretta che eviti malumori e fraintendimenti.

Insomma, il mondo gastronomico fatica a trovare un equilibrio vero fra radici culturali e nuove esigenze. La fiducia nel prodotto, l’attenzione alla coerenza tra prezzo e offerta, una comunicazione meno stereotipata potrebbero essere leve importanti per un futuro più stabile e sostenibile. Che il percorso non sia semplice, lo si sa; eppure, l’industria italiana del cibo ha ancora un potenziale enorme, con spazio per chi saprà innovare senza dimenticare da dove viene.

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