Tra le vie affollate delle città italiane e i silenziosi vicoli dei borghi, la cucina spicca non solo come patrimonio culturale, ma anche come volano di economia e turismo. Il riconoscimento della cucina italiana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco non rappresenta soltanto un simbolo. Ha un impatto reale su settori strategici per l’intero sistema economico nazionale. Proprio ora che l’enogastronomia guadagna terreno tra le principali voci di spesa dei visitatori, si conferma così un elemento cardine della competitività del Made in Italy all’estero.
Ormai nel 2025, nei primi mesi, il turismo enogastronomico ha fatto registrare una spesa superiore ai 9 miliardi di euro, un dato segno di un trend consolidato e un interesse in continua ascesa. Non solo nelle grandi metropoli, ma anche in molte piccole realtà , dalla pianura al cuore delle montagne, si respirano questi nuovi flussi. Stando alle previsioni, il riconoscimento Unesco potrebbe portare fino a un +8% negli arrivi turistici entro due anni – tradotto in circa 18 milioni di pernottamenti in più. Un elemento che, insomma, potrebbe cambiare davvero parecchio i flussi e le economie locali.
La cucina italiana non sta in un posto preciso; è un filo che attraversa territori, storie familiari e produzioni tipiche. E qui sta il punto: trasformare un gesto quotidiano come mangiare in una motivazione forte per partire è una peculiarità impareggiabile. Nel 2024, il comparto enogastronomico ha raggiunto un fatturato superiore ai 40 miliardi di euro, crescendo del 12% rispetto all’anno prima, segnale chiaro di una crescita stabile e ben radicata. Chi vive nei grandi centri urbani nota – e non di rado lo racconta – come questo ambito incida su tante sfaccettature dell’economia locale.
Il turismo enogastronomico da nicchia a pilastro dell’industria turistica
Nei dieci anni passati, il turismo legato al cibo e al vino non è rimasto più un fenomeno da nicchia: ha preso il centro della scena nel panorama turistico italiano. L’Italia – con la sua tradizione culinaria profondamente radicata nella quotidianità – possiede un vantaggio che pochi altri Paesi hanno. I 9 miliardi di euro spesi nei primi mesi del 2025 sono già un’anticipazione degli effetti positivi del riconoscimento Unesco. Una domanda che, diciamolo, non sembra arrestarsi. E la crescita della spesa turistica pesa come una spinta forte sui viaggi e sul mercato.

Paesi che hanno tutelato patrimoni culturali immateriali simili hanno ottenuto risultati tangibili: flussi turistici aumentati e benefici economici di rilievo. Da noi, la previsione parla di un +8% di arrivi in due anni, dati d’altri Paesi alla mano. Un aspetto spesso poco considerato dagli abitanti delle città è che il turismo enogastronomico aiuta a equilibrare gli afflussi, portandoli anche in zone meno battute, con effetti positivi sull’economia e sulla società locale, meno concentrata e più diffusa.
Un modello che muove direttamente occupazione locale, agendo su filiere come agroalimentare, ristorazione e ospitalità – camminando verso una maggior stabilità economica. E la spesa di chi viaggia per enogastronomia tende a distribuire l’impatto nel tempo, perché dice poco alla stagionalità . Aspetto non secondario che, tra l’altro, stimola investimenti a medio e lungo termine, rivolti a conservare tradizioni, saperi e tecniche culinarie – cose che l’Unesco cerca di preservare con cura.
Un patrimonio che rafforza il posizionamento turistico e culturale dell’Italia
Se parliamo di come il mondo riconosce la cucina italiana, siamo di fronte a un vero e proprio gioiello del posizionamento turistico. Nel gioco globale, il racconto di un’identità autentica pesa molto. La cucina italiana, nata e cresciuta tra le generazioni, è una lingua universale che va oltre i confini geografici.
Il valore affettivo e simbolico di questa tradizione – che coinvolge non solo i 59 milioni di residenti italiani, ma anche una diaspora stimata fino a 85 milioni di persone sparse nel mondo – produce più di turismo. Attira investimenti e crea ritorni economici di rilievo. Spesso sfugge come questa rete contribuisca a mantenere viva una cultura unica, andando oltre il solo consumo turistico, insomma.
Allora, ecco il punto: valorizzare la cucina come parte essenziale della cultura quotidiana rappresenta un’occasione vera per supportare l’economia locale e promuovere narrazioni credibili e profonde. Non si tratta solo di turismo; la cucina aiuta a definire e raccontare l’immagine dell’Italia nel mondo, con un intreccio di cultura, economia e identità nazionale che molti operatori e cittadini ormai vedono chiaramente nelle loro comunità .
