Pizza: scopri le città italiane dove il conto è più salato, Milano non è la più cara

Pizza: scopri le città italiane dove il conto è più salato, Milano non è la più cara

Franco Vallesi

Dicembre 16, 2025

Davanti a una pizzeria, le file si allungano come ogni stagione, mentre la pizza margherita rimane la scelta preferita da milioni di italiani. Sedersi a tavola per gustare questo simbolo della tradizione italiana è però diventato meno semplice per il portafoglio: i prezzi sono cresciuti costantemente negli ultimi anni, influenzando il rapporto quotidiano con uno dei piatti più amati nel Paese. I dati più recenti mostrano una situazione in cui la pizza non è più un lusso accessibile come un tempo, e dove il costo medio di una consumazione completa in pizzeria, comprensiva di pizza, bevanda e coperto, supera ormai ampiamente i 12 euro a livello nazionale.

La geografia sorprendente dei prezzi

L’analisi delle spese medie nelle pizzerie italiane rivela una realtà più articolata di quanto si possa immaginare. In cima alla classifica delle città con i prezzi più alti c’è Reggio Emilia, con una media attorno ai 17,58 euro per consumazione. Questo dato contraddice l’idea che siano sempre le grandi metropoli o le località turistiche a proporre i costi maggiori per la pizza. Seguono, con prezzi elevati, Siena e Macerata, rispettivamente con 17,24 e 16,25 euro. Queste città si trovano nel Centro-Nord, in aree in cui il costo della vita è mediamente più alto rispetto ad altre zone del Paese. Ciò dimostra come il prezzo della pizza sia influenzato dalle dinamiche economiche locali e dal mercato agroalimentare.

Pizza: scopri le città italiane dove il conto è più salato, Milano non è la più cara
Una tentazione irresistibile: un delizioso trancio di pizza margherita, con pomodoro fresco, mozzarella filante e basilico profumato. – alimentaribuongustaio.it

Il quadro cambia osservando le province con i prezzi più bassi: Livorno spicca con una media di circa 8,75 euro per una consumazione completa. Seguono Reggio Calabria, Pescara e Catanzaro, tutte con prezzi sotto la soglia dei 10 euro. Questa differenza di oltre 8 euro tra Centro-Nord e alcune zone del Sud riflette realtà economiche e sociali diverse, ma anche una tradizione pizzaiola più radicata nel Mezzogiorno, che spesso si traduce in prezzi più accessibili. Un punto che molti trascurano è come questa forbice rispecchi non solo un divario nel costo della vita, ma anche le peculiarità territoriali legate alla gestione dei locali, ai costi delle materie prime e alla disponibilità di personale.

Il prezzo della margherita e le cause degli aumenti

La pizza margherita resta l’opzione più ordinata dai clienti italiani, un classico che mantiene un ruolo centrale nelle abitudini gastronomiche quotidiane. Tuttavia, anche questo piatto simbolo ha risentito degli aumenti diffusi lungo tutta la filiera agroalimentare. Tra le cause principali ci sono il forte incremento dei costi energetici, che incidono direttamente sul funzionamento dei forni e delle attività di ristorazione. A questo si aggiungono gli aumenti nel prezzo della farina e degli altri ingredienti essenziali, che negli ultimi mesi hanno pesato notevolmente sui bilanci delle pizzerie.

Un altro elemento rilevante è il caro-bollette, che ha inciso in modo significativo sui costi operativi, insieme alle difficoltà nel reperire personale specializzato. Questo ha determinato un aumento del costo del lavoro nel settore, rendendo la gestione delle pizzerie più onerosa e con inevitabili ripercussioni sui listini. In particolare, nei mesi più freddi, quando i costi energetici raggiungono i picchi più alti, si nota un impatto evidente sul prezzo finale. Nonostante queste sfide, la pizza continua a rappresentare per molte famiglie italiane un appuntamento irrinunciabile, un momento sociale che va oltre il semplice consumo e che si è adattato ai cambiamenti economici senza perdere il suo valore culturale.

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