Acqua in bottiglia che può danneggiare i reni: quali scegliere per proteggersi da rischi seri

Acqua in bottiglia che può danneggiare i reni: quali scegliere per proteggersi da rischi seri

Franco Vallesi

Dicembre 14, 2025

Nelle dispense dei supermercati italiani, l’acqua in bottiglia si presenta come una scelta comune, ma non sempre priva di implicazioni per la salute. Dietro alle etichette colorate e alle scritte invitanti si nascondono spesso quantità variabili di minerali che possono influire sul funzionamento dei reni. In particolare, alcune acque contengono livelli di sodio, calcio e nitrati che richiedono attenzione, specialmente per chi soffre di problemi renali o ha una predisposizione a disturbi collegati.

Uno degli aspetti meno considerati riguarda il residuo fisso, cioè la concentrazione totale di minerali disciolti nell’acqua. Secondo recenti report di agenzie competenti, circa il 20% delle acque minerali supera la soglia di 50 mg/L, oltre la quale non si parla più di acqua “leggera”. Questo parametro assume importanza perché può rappresentare un carico significativo per i reni, soprattutto in soggetti più fragili. In aggiunta, la presenza elevata di sodio e nitrati può incrementare il rischio di formazioni di calcoli renali o peggiorare la funzione renale nel tempo.

La questione non riguarda solo chi già convive con patologie: anche un consumo regolare di acque ad alto contenuto minerale può risultare eccessivo per l’organismo, specialmente nella stagione estiva quando si beve di più. Per questo motivo, è stato suggerito di preferire acque con un residuo fisso inferiore a 200 mg/L per un’assunzione quotidiana senza rischi. In molti casi, però, la scelta dell’acqua è guidata più dal gusto o dall’abitudine che da dati oggettivi, lasciando spazio a possibili rischi per la salute senza rendersene conto.

Le differenze sorprendenti tra le acque più note e cosa valutare in etichetta

Sullo scaffale si trovano acque con caratteristiche molto diverse tra loro. Le marche più diffuse presentano variazioni significative nella quantità di minerali disciolti. Ad esempio, alcune raggiungono oltre 1000 mg/L di residuo fisso, mentre altre contengono quantità molto ridotte. Il livello di sodio può oscillare da meno di 1 mg/L fino a oltre 40 mg/L, con effetti concreti che vanno ben oltre il semplice sapore.

Acqua in bottiglia che può danneggiare i reni: quali scegliere per proteggersi da rischi seri
Acqua in bottiglia che può danneggiare i reni: quali scegliere per proteggersi da rischi seri – alimentaribuongustaio.it

Prendendo a esempio acque note, una con residuo fisso superiore a 1200 mg/L e sodio attorno ai 45 mg/L può essere indicata dopo sforzi fisici intensi per reintegrare i minerali persi. Al contrario, per chi deve controllare la pressione o ha patologie renali è consigliabile optare per acque con valori più bassi, come quelle con residuo fisso limitato o basso sodio. Questo aspetto è poco conosciuto tra i consumatori, che spesso scelgono l’acqua in base alle bollicine o al gusto personale.

Infatti, test su consumatori mostrano che oltre il 60% preferisce le acque per il sapore, mentre meno della metà prende in considerazione le informazioni che si trovano in etichetta. È importante notare che le acque frizzanti tendono ad avere livelli di sodio più elevati, necessari per mantenere le bollicine, contrariamente a quanto si pensa comunemente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica come limite massimo di sodio per un consumo a lungo termine 20 mg/L, un valore spesso superato da diverse acque gassate italiane.

Filtri domestici e controllo dell’acqua: la strada per una scelta più consapevole

In Italia cresce l’interesse verso i sistemi di filtrazione domestici certificati, utilizzati da quasi un terzo delle famiglie. Questi impianti sono capaci di ridurre la presenza di cloro, metalli pesanti e altre sostanze indesiderate, senza eliminare i minerali necessari al corpo. Dal punto di vista economico, questo rappresenta un’alternativa che può abbattere le spese legate all’acquisto di acqua in bottiglia, che arrivano a circa 300 euro l’anno per famiglia.

In molte grandi città italiane, come Milano, Torino e Bologna, sono disponibili dati aggiornati online sulle analisi dell’acqua pubblica, strumenti utili per capire se l’acqua del rubinetto risponde alle proprie esigenze. Filtri a carboni attivi o a osmosi inversa, sebbene necessitino di manutenzione, permettono un controllo più diretto e continuativo della qualità dell’acqua consumata in casa. Questa opzione è spesso trascurata in un mercato dominato dalla distribuzione di acqua confezionata, ma rappresenta una possibilità per un consumo più consapevole.

L’attenzione ai rischi per i reni riguarda solo alcune acque minerali con concentrazioni sbilanciate di minerali rispetto alle dosi raccomandate per un consumo quotidiano. Le aziende produttrici segnalano regolari controlli ministeriali sulle sorgenti, tuttavia i dati indipendenti evidenziano l’importanza di una comunicazione più trasparente verso i consumatori. In questo contesto, saper leggere con attenzione le etichette è la strategia più concreta per fare una scelta informata tra acqua in bottiglia o acqua del rubinetto, evitando esposizioni inutili e proteggendo la salute dei reni in modo concreto e consapevole.

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