Ogni giorno, molti consumatori italiani inseriscono nei loro carrelli prodotti apparentemente innocui, ignari della presenza di sostanze potenzialmente dannose. L’esano, un solvente derivato dal petrolio usato nell’industria alimentare, è emerso come una contaminazione silenziosa che interessa alimenti di largo consumo, con possibili conseguenze per la salute a lungo termine. L’attenzione su questo elemento è cresciuta dopo che analisi indipendenti hanno rivelato livelli superiori ai limiti di sicurezza in vari prodotti.
Utilizzato soprattutto per estrarre oli da semi come soia, girasole e colza, l’esano permette una resa più efficiente, ma lascia residui che in diversi casi superano di molto ciò che le normative europee indicano come safe. Questo aspetto sfugge ai più, perché la presenza del solvente non è sempre verificabile nelle etichette. Le autorità competenti si stanno muovendo per aggiornare i parametri di sicurezza e migliorare la trasparenza, ma per ora sono i consumatori a dover prestare attenzione.
In diverse città italiane si segnala un costante monitoraggio da parte degli enti sanitari, un segno che il tema desta preoccupazione a livelli istituzionali. Chi vive in aree urbane lo nota soprattutto nelle scelte di prodotti come oli e margarine, che possono rappresentare veicoli di esposizione quotidiana. Il fenomeno dimostra come la qualità degli alimenti dipenda sempre più da processi produttivi complessi, difficili da controllare senza interventi normativi più rigorosi.
I prodotti più a rischio e come entrano in tavola
Le ultime ricerche condotte in varie regioni d’Italia hanno evidenziato che i prodotti derivati da oli vegetali raffinati sono tra i principali vettori di esano residuo. Oli da semi poco costosi, margarine e creme spalmabili sono spesso contaminati, ma non sono gli unici. Anche alimenti per l’infanzia contenenti grassi vegetali e alcuni integratori proteici a base di farine vegetali presentano livelli preoccupanti. Un aspetto meno noto è la presenza di esano nei mangimi per il bestiame, che potrebbe trasferirsi indirettamente a prodotti quali latte, carne e uova.

Questa contaminazione secondaria è motivo di attenzione in molti paesi europei, dove già si applicano restrizioni più severe rispetto a quelle italiane. Il consumatore medio potrebbe non rendersi conto che un semplice gesto come condire con un olio economico o preferire margarine industriali comporta un’esposizione costante a queste sostanze. Nei mesi scorsi, i ministeri della Salute di più nazioni hanno intensificato i controlli proprio per limitare questo rischio.
L’aspetto più importante è capire che il problema non riguarda solo quantità minime: un’esposizione ripetuta e quotidiana può sommarsi in modo significativo. Per questo motivo, la filiera produttiva e distributiva è al centro di un importante dibattito sulle modalità di estrazione e sui controlli di qualità , con l’auspicio di una maggiore chiarezza nelle informazioni rivolte al pubblico.
Cosa dicono gli studi sui rischi per la salute e come difendersi
L’esano è noto per la sua tossicità neurologica, soprattutto in ambienti lavorativi dove l’esposizione è elevata. Recenti studi indicano che anche piccole quantità assunte tramite alimenti possono accumularsi nel corpo con effetti sull’apparato nervoso e sul sistema endocrino. Particolare attenzione è riservata ai possibili danni sul sistema riproduttivo e sullo sviluppo dei feti. Per questo motivo, alcune nazioni chiedono di rivedere con urgenza i parametri di sicurezza, soprattutto per i prodotti destinati ai bambini.
Alle famiglie interessate a contenere l’esposizione involontaria, si consiglia di scegliere alimenti certificati e processi di lavorazione più sicuri. L’olio extravergine d’oliva spremuto a freddo e prodotto biologicamente rappresenta un’alternativa meno soggetta a contaminanti. Allo stesso modo, optare per burro chiarificato o preparazioni senza solventi anziché margarine industriali può ridurre il rischio. Anche nella scelta di latti vegetali è importante preferire prodotti derivanti da metodi meccanici espliciti piuttosto che estrazioni chimiche.
L’esame attento delle etichette, pur non sempre esaustivo sulle tecniche di produzione, è uno strumento a disposizione di tutti. Chi vive in città spesso non valuta questo dettaglio, ma anche piccoli cambiamenti nelle abitudini possono fare la differenza. Nel frattempo, le iniziative per rivedere i regolamenti europei sulle sostanze residue stanno avanzando, con l’obiettivo di introdurre limiti più stringenti e obblighi di trasparenza. Un cambiamento che inevitabilmente coinvolgerà il mercato e i prezzi, ma che rappresenta una risposta necessaria per la salute pubblica.
